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Titolo: Zuccona
Cow-t 9, settima settimana, M2.
Missione: “Struttura Ciclica”
Numero parole: 3527
Rating: Verde
Fandom: Miraculous - Le storie di Ladybug e Chat Noir
Introduzione: Zuccona attacca Parigi e Alya viene a conoscenza di verità impensabili sulla sua amica del cuore.
Genere: Avventura, supereroistico
Coppia: accenno alla Chat Noir (Adrien)/Ladybug (Marinette)
Avvertimenti: Spoiler (2° stagione)
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“È forse un male?” Disse Marinette, sollevando appena lo sguardo su Alya.
La ragazza rimase senza parole: possibile che fosse davvero quello che sembrava? Possibile che la sua amica Marinette avesse rinunciato del tutto al bel Adrien?
Si appoggiò pesantemente contro il cofano della macchina cappottata che lei, Marinette e Queen Bee stavano usando come riparo, mentre Chat Noir combatteva contro il super cattivo di turno. Probabilmente era tutto fuorché il momento giusto, ma aveva bisogno di fare mente locale. Non sapeva se esserne felice o meno, aveva parlato con Marinette proprio quella stessa sera e, se quella era la sua idea per tirare su il morare a Chat Noir, le sembrava fosse decisamente più rischioso e complicato di quanto l’amica avesse pianificato.
“Calma Alya.” Si disse, gettando uno sguardo sul gatto nero che roteava il suo bastone respingendo così i colpi del nemico. “Una cosa per volta. Procediamo a piccoli passi e il primo è capire cosa aspettarci adesso da Ladybug e cosa fare, dopo penseremo a Marinette e al suo improvvisato e affasciante gattone.”
Non ebbe però troppo tempo per pensarci: Chat Noir piombò tra lei e Marinette.
“Coprimi le spalle, Regina” disse il supereroe alla compagna di lotta, afferrando lei e la sua amica per la vita e sollevandole di peso, prima di balzare a diversi metri di distanza.
Un colpo da parte del nemico, più potente di altri, face l’letteralmente a pezzi quello che fino a quel momento era stato il loro riparo.
“Poi contarci, Chat Noir, ma sbrigati, il mio Miraculous ha i minuti contati”. Chloè, alias Queen Bee era scattata a coprire la loro fuga, deviando con il vorticare del filo della sua trottola parte dell’esplosione.
“Appena in tempo. Speriamo che Ladybug arrivi presto!” Si lasciò sfuggire il gatto nero, apparentemente pensieroso. “Voi due signorine, rimanete qui, il tempo di aiutare Queen Bee con questa grossa zucca lancia semi esplosivi che sarò nuovamente da voi.”
“Fai con comodo, micetto, ti aspettiamo!” rispose Marinette con un tono e un sorriso decisamente troppo solari, data la situazione nella quale si trovavano.
Chat Noir si attardò per un baciamano. “Mi raccomando fai la brava, Fiorellino, non metterti nei guai in mia assenza”, la voce dell’eroe si era fatta morbida e dolce, mentre i suoi occhi erano inchiodati in quelli di Marinette, come se quel momento tra loro due fosse al di fuori del tempo e assolutamente indifferente al suono delle esplosioni che imperversavano su Parigi.
“Possibile?” tuonò ancora nella mente di Alya. “Possibile che Marinette abbia davvero fatto il passo più lungo della gamba?”
Alya aveva la netta sensazione che tutta quella storia fosse sfuggita di mano alla sua amica e che adesso Marinette si trovasse invischiata in qualcosa di terribilmente sfacciato, attraente ed eroico.
Più che qualcosa, qualcuno in effetti, qualcuno che, oltretutto, stava maledettamente bene in pelle nera.
Una nuova esplosione fece letteralmente sgretolare la piramide di vetro del Louvre, poco distante dal loro nascondiglio, distraendola ulteriormente dai suoi pensieri e costringendo sia lei che l’amica al suo fianco a richiudersi istintivamente su loro stesse.
“Alya”, la chiamò Marinette, sollevandosi dopo quel boato e sbirciando nella sua borsetta, ritrovando assurdamente il sorriso. “Mi è venuta un idea per aiutare Chat Noir e Queen Bee, ma devo andare…”
“Marinette, hai sentito, Chat Noir…”
“Sì, ma sono in difficoltà, non possono farcela da soli e Ladybug ancora non si vede.”
Marinette scattò in avanti, Alya si protese per afferrala.
“Ma Marin…” una nuova esplosione la fece sobbalzare, permettendo alla sua migliore amica di allontanarsi.
Sempre la solita Marinette, sempre pronta a dare una mano, anche a costo di farsi del male, muovendosi tra le vie di Parigi durante l’attacco di uno dei super cattivi di Papillon.
Sospirò rassegnata, portando di nuovo lo sguardo ai due supereroi che combattevano.
Ah, quanto avrebbe voluto in quel momento vestire i panni di Volpe Rossa, ma Ladybug sapeva cosa faceva e se non aveva scelto lei per quella missione questo voleva solo dire che non era la supereroina più adatta in quel frangente e Alya si fidava cecamente della paladina di Parigi e delle sue decisioni.
“A proposito di Ladybug”, anche lei si era comportata in modo strano, non solo Marinette, diverso dal solito. Era stata terribilmente aggressiva e arrabbiata, Alya non avrebbe saputo come altro definirla.
“L’unico modo per capirci davvero qualcosa è ripartire dal punto in cui tutto è incominciato”, ragionò la ragazza.
Alya si trovava a casa di Marinette quella sera quando era arrivato Chat Noir.
La sua amica si era sbrigata ad informare il supereroe della sua presenza e ad Alya era sembrato che cercasse di evitare che lui potesse dire o fare qualcosa di cui entrambi si sarebbero potuti pentire.
La cosa l’aveva insospettita, senza contare che si era domandata, e si domanda tuttora, cosa fosse andato a fare Chat Noir da Marinette.
Stano, tutto molto, molto strano.
Il Gatto Nero dopo averla salutata aveva raffazzonato scuse, dicendo che era passato solamente per vedere come stesse Marinette, aveva salutato poi e si era dileguato alla stessa velocità con la quale era apparso.
Alya non ricordava che Marinette avesse avuto qualche malessere o si fosse fatta male in qualche modo e, anche se fosse stato, come faceva a saperlo Chat Noir?
Si era quindi rivolta all’amica e aveva cominciato a bersagliarla di domande, alle quali questa aveva risposto mettendo insieme frasi per lo più senza senso, ma finendo col dire che Ladybug non si stava comportando affatto bene con Chat Noir.
Anche quel concetto sarebbe potuto passare inascoltato insieme a tutte le altre sciocchezze borbottate da Marinette, non fosse che nell’esprimerlo si fosse scurita in volto, mostrando uno sguardo davvero molto triste.
A quel punto Alya aveva deciso che doveva smettere di domandare e ascoltare cosa avesse da dirle l’amica.
“Sai, Alya, quel gattone non è poi tanto male come sembra. È gentile e… vorrei tanto che si dimenticasse di lei.”
Il sospiro di Marinette che aveva accompagnato quelle parole l’aveva indotta a ironizzare, dandole di spalla: “Uhm… qui sembra che una certa moretta si stia dimenticando del suo adorato Adrien?”
Alya, aveva sperato che così facendo, scherzandoci un po’ sopra, avrebbe alleggerito la situazione, ma Marinette, nel minuto immediatamente successivo, l’aveva spiazzata.
“E…” le aveva detto titubante con la voce ridotta a un sussurro e con lo sguardo basso, “…se fosse davvero così?”
“Marinette…” Alya era rimasta senza parole, era riuscita solo a chiamare il suo nome, mentre aveva visto quegli occhi blu rattristarsi sempre di più.
“Io, non penso che…” aveva provato ad accennare, ma non era realmente sicura di sapere cosa pensare, desiderava tanto tirare su il morale alla sua amica, ma non sembrava esserci riuscita un granché.
Non tanto per la mancanza di parole, a dire il vero, ma per l’arrivo di quel primo enorme boato: Papillon aveva Akumizzato l’ennesimo malcapitato.
Alya era giunta sul luogo dello scontro, con l’intento di filmare quanto avveniva, in tempo per vedere Ladybug arrivare in aiuto di Chat Noir che si trovava già sul posto.
Quell’esplosione non era troppo distante dalla casa di Marinette e Il Gatto, infondo, si era allontanato solo da pochi minuti.
“È la signora del banco della frutta”, aveva informato Chat Noir.
“Hai un’idea su cosa può essere successo?” domandò l’eroina.
Il Gatto dissentì. “So solo che è troppo veloce e che è troppo difficile avvicinarsi mentre lancia quei semi.”
La battaglia si era susseguita a colpi di liane ed esplosioni da parte del mostro a forma di Zucca ed a rapide schivate e parate da parte dei due supereroi di Parigi, che sembravano non riuscire davvero ad avvicinarsi al loro obbiettivo.
“Non ti hanno avvisato che Halloween è già passato?” aveva commentato Chat Noir costretto ad abbarbicarsi su un comignolo pur di evitare l’ennesima frustata, mentre Ladybug approfittando della distrazione della Zucca era riuscita a lanciarsi, appesa al suo fidato Yo-Yo, ed a colpire il bersaglio con un calcio dritto nel mezzo all’enorme testone arancione.
Per qualche attimo, il mostro aveva barcollato e la sua intera figura era sembrata instabile, Alya non avrebbe saputo trovare un altro termine per definirla: era stata come percorsa tra un fremito e in quel tremare aveva perso parte della sua massa che era caduta in terra sotto dorma di frutta e verdura, e da quell’istante, seppur di poco, era sembrata più piccola.
“Ci serve un’idea, insettina?” aveva aggiunto ancora Il Gatto. “Sembra, comunque, avere difficoltà a ripararsi dalle tue acrobazie aeree, se distratta.”
“Ho notato. Oltretutto, sembra diventare più piccola quando viene colpita”, aveva constatato
La Coccinella raggiungendo Chat Noir.
“Quindi che si fa?”
A quella domanda Ladybug aveva sorriso sicura e, lanciando verso l’alto il suo Yo-Yo, aveva invocato il suo Lucky charm, ritrovandosi poco dopo tra le mani quella che sembrava una trottola.
“Sai già cosa farci?” aveva chiesto Il Gatto e dopo qualche secondo di perplessità il viso dell’eroina della città si era illuminato.
“Direi… che ci sta dicendo che abbiamo bisogno d’aiuto.” Il tempo di formulare quella frase che Zuccona aveva costretto i due eroi a dividersi, bersagliandoli con una pioggia di semi esplosivi.
“Ce la fai a resistere senza di me, Gattino?” aveva domandato poi Ladybug.
“Non lo sai che i gatti hanno nove vite?”
A quel dire La Coccinella si era allontanata, facendosi trascinare dalla sua fune tra i tetti di Parigi.
Poi era cominciato il brutto, non che fino a quel momento lo scenario fosse dei migliori, ma ad un certo punto quell’enorme zucca aveva smesso di lanciare semi esplosivi, o per meglio dire, aveva smesso di lanciare semi che esplodevano, perché a lanciare semi li lanciava, ma contrariamente agli altri questi affondavano nel terreno per poi emergere come rampicanti viventi: attaccati al suolo, ma in grado di avvolgere e frustare chiunque fosse a loro portata, compresa Alya.
Chat Noir aveva colpito appena in tempo il tentacolo verde che si era lanciato contro di lei, urlandole di fuggire e alla svelta, per poi però finire lui intrappolato tra i tentacoli del vegetale.
Quella maledetta pianta aveva stretto il supereroe in una morsa straziante al punto da fargli mancare il fiato, mentre a occhi sgranati digrignava i denti pur di resistere al dolore. Un rivolo di sangue era colato dalle labbra del Gatto, fino al collo, mentre aveva tentato di richiamare il suo Cataclisma, ma inutilmente.
Viticci più sottili erano serpeggiati fino alla mano di Chat Noir con l’intento a portargli via il suo Miraculous.
Alya si era sentita morire, Chat Noir era in quello sto per colpa sua, per averla salvata. Era scoppiata a piangere disperata, ma proprio in quell’istante.
“Lascialo andare!” il grido di Ladybug era risuonato furioso tra le vie di Parigi tanto da azzittire il fastidioso frusciare delle liane che strisciavano sul terreno.
Zuccona e le sue creature si voltarono verso La Coccinella in picchiata e con lo sguardo che non prometteva nulla di buono.
Ladybug si era trovata a schivare una nuova pioggia di semi esplosivi, non riuscendo a raggiungere l’obiettivo, ma era proprio quello il suo obbiettivo? Anche se forse sarebbe stato più corretto dire il loro.
Queen Bee, in contemporanea, si era lanciata dal lato opposto da dove era giunta Ladybug e aveva scagliato la sua trottola, avvolgendo la base delle radici che imprigionavano Chat Noir. Era stato un secondo, non di più: quei tentacoli erano stati letteralmente affettati dal filo lanciato dall’eroina e Il Gatto era stato liberato.
“Come va, Chat Noir?” aveva domandato l’Ape Regina.
“Decisamente meglio, ora che siete qui!” Aveva risposto con un ghigno, ripulendosi le labbra dal sangue versato.
Ad Alya, però, non era sfuggita l’espressione dolorante e la mano che l’eroe si era portato al fianco, malgrado quel solito sorriso beffardo dipinto sul volto.
Con l’arrivo dell’Ape la situazione era migliorata decisamente: Chat Noir distraeva il nemico, mentre le due artiste della corda aerea si alternavano con attacchi repentini riuscendo così a raggiungere il bersaglio.
Quel mostro era diventato sempre più piccolo dopo ogni attacco, fino ad arrivare a lasciar scorgere parti della donna avvolta in quella bizzarra armatura di verdure fuse tra loro.
“Ci siamo quasi, un ultimo sforzo” aveva richiesto Ladybug con un sorriso, accovacciandosi accanto al Gatto Nero rannicchiato su un tetto e ansimante per il perpetrarsi del combattimento.
Questi le aveva annuito per rilanciarsi nella mischia, proprio quando gli orecchini di Ladybug avevano cominciato a tintinnare l’ultimo minuto di trasformazione che le era rimasto.
“Devo andare”, era stata costretta ad annunciare a quel punto, con il dispiacere nel cuore.
“Fai in fretta!” le aveva gridato Queen Bee, mentre Chat Noir le annuiva confortante, assestando un nuovo colpo ad un tentacolo che, staccato dalla pianta svaniva letteralmente nel nulla.
“Com’è andata, poi?” continuò a riflettere Alya.
Il combattimento si era spostato verso il Louvre e lei era stata costretta a seguirlo per necessità di schivare quei maledetti rampicanti, non per volontà. Era accaduto in quella sua marcia forzata che si era scontrata, letteralmente, con Marinette.
Il suo “Cosa ci fai tu qui?” era stato accantonato con un “Attenta!” dell’amica che l’aveva spinta di lato per evitarle di essere investita dalla furia dell’ennesima frusta vegetale. Successivamente si erano lanciate di corsa verso uno spazio ancora libero dai rampicanti in modo da non ritrovarsi ad essere un complicazione nella lotta dei paladini di Parigi.
Avevano corso veloce, ma purtroppo però non veloce quanto realmente serviva.
Uno dei viticci di quelle piante malefiche era riuscito ad avvinghiarsi alla gamba di Marinette, mentre per l’ennesima volta scostava Alya di lato per evitarle di essere colpita.
La trottola di Queen Bee era arrivata rapida ad avvolgere la liana, mentre, con un balzo, Chat Noir era arrivato accanto alle due ragazze ed afferratele le aveva portate al riparo dietro una grossa automobile rovesciata.
“Marinette, ma cosa ci fai qui?” aveva chiesto il gatto alla sua amica, non appena le aveva riposate entrambe con i piedi in terra.
“Io… stavo tentando di fuggire dai rampicanti e…” aveva cercato di spiegare Marinette, mentre Zuccona, ora che gli attacchi si erano in parte placati, aveva cominciato a recuperare massa e mole.
“Maledizione!” era arrivata la voce di Queen Bee, e tutta Queen Bee, a cercare anche lei riparo accanto a loro, nel mentre diversi semi esplosivi erano detonati contro la carrozzeria di quella povera vettura.
“A quanto sembra”, aveva detto Marinette, “più piccola è Zuccona, meno potenti sono i suoi colpi.”
“Già, ma se ti prendono fanno comunque male!” aveva risposto, ostentando tranquillità Queen Bee.
Alya aveva intuito che l’eroina, malgrado il suo solito fare scostante, non era realmente serena come aveva voluto dare a vedere fino a quel momento, ma questa non era stata l’unica cosa che la ragazza aveva notato. Quello che aveva catturato il suo sguardo era stato il braccio di Chat Noir che non aveva abbandonato ancora il fianco di Marinette.
La cosa non sembrava essere sfuggita neanche a Chloè dato che dopo uno sguardo ai due aveva soffiato stizzita: “Questa poi?”
“Già, questa poi?” aveva ripetuto anche Alya nella sua testa e davvero una cosa del genere non se la sarebbe mai aspettata; come non si era aspettata lo sguardo che Il Gatto rivolgeva ancora alla sua migliore amica e la carezza che questa posò sul volto ferito dell’eroe.
“Tutto bene?” aveva detto Marinette con una preoccupazione che Alya non aveva mai scorto prima d’allora negli atteggiamenti della ragazza.
Le dita di Marinette avevano accarezzato lo zigomo livido fino ad arrivare a sfiorare il labbro spaccato con delicatezza come se avesse temuto di potergli fare più male di quanto gliene fosse già stato fatto.
Chat Noir, dal canto suo, aveva piegato il volto verso quella carezza, appena, ma sufficiente per permettergli di baciarle il palmo.
“Sono solo un po’ ammaccato, Fiorellino”, aveva risposto lui senza schiodare gli occhi da quelli di Marinette.
“Tz!” aveva sbuffato nuovamente Queen Bee. “Appena tornerà Ladybug sistemerà tutto con il suo Lucky charm e anche il Gattastro tornerà nuovo come prima e vi potrete andare a sbaciucchiare dove meglio credete. Ma adesso, che ne dite di smetterla di guardarvi come due piccioncini innamorati e di tornare a dare attenzione a questa zuppa di verdure ambulante?”
Il rossore era arrivato immediatamente a colorare le guance di Marinette.
Alya non era riuscita a credere ai suoi occhi: Marinette, la sua amica Marinette stava davvero arrossendo per le allusioni di quella arpia di Chloè?
Le parole di Queen Bee erano arrivate tempestive come l’ennesima mitragliata di semi da parte della zucca; mitragliata, questa volta, decisamente più potente.
“Sta riacquistando forza, non possiamo permetterlo!” era giunto il commento di Chat Noir che, sollevandosi e strizzando un occhio a Marinette, si era lanciato tra il fumo delle esplosioni pronto di nuovo a dar battaglia.
Queen Bee aveva annuito. “Così si fa, gattino, ma non credere di rubarmi la scena, sono io la Regina”, aveva detto e rapida, come si era gettata dietro quell’automobile, aveva scagliato la sua arma tra i tetti per lanciarsi al volo nel vivo della lotta.
Alya aveva visto Marinette cercare tra i vapori delle esplosioni i due combattenti, ma l’unica cosa che era potuto scorgere in quegli istanti erano sagome scure e tentacoli in lotta tra loro.
Quando quella coltre scura aveva cominciato a dipanarsi, Alya era riuscita finalmente a vedere i due supereroi.
“Attenta!” Chat Noir con una spallata aveva allontanato l’Ape Regina dalla traiettoria del mostro, rimanendone però avvinghiato nei tentacoli.
Le mani di Marinette si erano strette a pugno a quella scena. Un fremito lungo la schiena aveva suggerito ad Alya che l’amica fosse stata sul punto di lanciarsi a soccorrere quel Gattino, a costo di usare solo denti e unghie pur di farlo.
“Questa zucca comincia davvero ad irritarmi!” aveva protestato Queen Bee e, prima che Marinette avesse potuto fare qualunque cosa, aveva colpito quel tentacolo, come aveva già fatto con altri prima, per distruggerlo. Quello però non solo non si era staccato, ma aveva avvolto con forza maggiore il Gatto Nero nelle sue spire.
“Ma cosa…? Maledizione!” aveva ringhiato Chloè più irritata che mai.
A quanto sembrava i tentacoli di Zuccona erano più resistenti di quelli delle sue creature, ma non sufficientemente da far desistere l’Ape dai suoi intenti.
“Veleno!” aveva dichiarato a quel punto, infilzando il suo pungiglione paralizzante nel groviglio di liane che stritolava il Gatto.
Quei tentacoli erano parsi perdere istantaneamente vitalità, sciogliendosi privi di energia e cadendo in terra.
“A quanto sembra non è la tua giornata fortunata, Chat Noir?” aveva commentato Chloè, stranamente gentile. “Resisti ancora un po’, Ladybug ritornerà presto, vedrai?”
“Non ne sarei troppo sicuro”, aveva risposto il supereroe, asciugandosi con un braccio il sudore dalla fronte e riprendendo fiato. “Il suo Kwami ha bisogno di tempo per riprendersi e ritramutarla.”
“Beh, tu vedi di non mollarmi prima che arriv…” Le parole di Queen Bee erano state troncate dall’arrivo di una nuova tentacolata che, come una frusta, li aveva investiti e scaraventati a lunga distanza.
“Com’è possibile?” aveva detto allibita la Regina, sollevandosi dalle macerie del muro contro il quale erano stati lanciati. “Non dovrebbe muoversi, ho usato il mio Veleno.”
“Guarda!” Chat Noir, barcollando per riprendere equilibrio nel sollevarsi a sua volta, le aveva indicato il tentacolo avvelenato, digrignando i denti dalla rabbia.
Anche gli occhi di Alya si erano mossi nella medesima direzione: le creature generate da Zuccone avevano troncato la liana colpita dal pungiglione di Queen Bee, che era caduta in terra, sgretolandosi in una miriade di frutti e ortaggi, liberando così quel super cattivo dall’incantesimo dell’Ape Regina.
Il mostro aveva ripreso immediatamente ad attaccare per non dar loro un attimo di respiro.
Lo sguardo della ragazza era sgranato e incredulo, mentre quella Zucca stava preparandosi a lanciare nuovamente i suoi semi.
Un nugolo scuro si sollevò verso il cielo per poi ripiegare verso il basso, verso… Loro due?
Lei e Marinette, perché?
Fortunatamente i due supereroi non si fregiavano di questo titolo a sbaffo: rapidamente Queen Bee si era lanciata, tornando accanto a loro, roteando il filo della sua trottola sopra le loro teste.
I dardi esplosivi di Zuccona avevano esaurito la loro potenza contro quello scudo rotante, mentre Chat Noir, approfittando di quella distrazione del mostro, allungando la sua asta, era riuscito a colpire quella sua grossa testa arancione.
Zuccona era stata così spedita indietro di diversi metri, perdendo tanti di quei vegetali dal suo corpo da scatenare sul volto del Gattone un ghigno soddisfatto.
“Questo e per aver attaccato le mie amiche”, aveva minacciato.
“Amiche è questo!” aveva pensato Alya, quel mostro aveva capito che Chat Noir e Queen Bee non avrebbero mai permesso che accadesse loro qualcosa.
“Sì, certo, amiche!” aveva commentato sarcastica Chloè, lasciando scivolare lo sguardo su Marinette con un ghigno saputo, prima di tornare al compagno di lotta. “Dimmi un po’, Micione da quando ti sbaciucchi con questa Antipatica?”
“Da quando ti interessa cosa faccio con la mia ragazza, Queen Bee?” Aveva risposto Chat Noir con un sorriso divertito e senza nessuna incertezza, bloccando con colpi precisi una serie di tentacoli diretti verso l’automobile.
Alya, si era voltata istintivamente verso Marinette, intenta a guardare chissà cosa nella sua borsa. “Ragazza? Quindi… state insieme? Tu e Chat Noir?
“È forse un male?” Era stata a quel punto la sua risposta.