La pausa caffè
Feb. 28th, 2019 09:58 pmTitolo: La pausa caffè
Cow-t 9, terza settimana, M2.
Prompt: “L’unico modo per non temere la morte è non pensarla e non crederle” (Stefano Benni, La traccia dell’angelo).
Numero parole: 774
Rating: Verde
Fandom: Originale
Introduzione: In una vecchia caffetteria…
Genere: Soprannaturale, Slice of Life
Coppia: nessuna
Avvertimenti: nessuno (il mio pessimo francese, può essere considerato un avvertimento? =D)
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Nel vecchio Café de Paris la clientela scarseggiava quella sera.
Adrien, il barista, stava asciugando un bicchiere, ascoltando distrattamente le ultime notizie.
“Donc vous en êtes sûr. Tous les jours de 18 à 18 et 30.”
“Tous les jours d'un mois à aujourd'hui.”
“Comment l'avez-vous remarqué? Possible qu'il n'y a pas d'erreurs?”
“Absolument. Je sais que c'est choquant, mais...”
“Ce ne sera pas un coup de pub?”
“Ne plaisante pas avec ces choses. Nous évaluons de nombreuses hypothèses pour le moment. Le temps, le mouvement de l'axe de la planète...”(*) Blaterava lo schermo appeso, strappando un ghigno all’uomo.
“Che assurdità!” ridacchiò Jules, cliente usuale della caffetteria, un trentenne brizzolato e dall’aria stanca, seduto accanto al bancone.
Adrien gli dedicò un sorriso complice. “Non sanno più cosa inventare per farsi pubblicità”, disse.
In quel momento le campane a vento accanto alla porta tintinnarono all’ingresso di un cliente.
Ed eccolo apparire, puntuale come ogni giorno da poco più di un mese a quella parte: sulla quarantina, né grasso né magro, i capelli chiari, lunghi e ondulati tirati in una bassa coda di cavallo.
“Buon giorno!” salutò il barista mentre il nuovo venuto prendeva posto al suo solito tavolo.
“Buon giorno a lei”, rispose cortese, sciogliendosi la sciarpa e posandola sullo schienale della sedia, immediatamente seguita dal paletot.
Era un uomo dall’aspetto curato e lo stile ricercato. La barba sempre fatta di fresco e dal piacevole profumo muschiato.
Si recava in quel vecchio bar di periferia, tutti i giorni alla stessa ora, con la sua ventiquattrore, il completo impeccabile, a volte nero, a volte di altre tonalità, ma sempre scuro e con un particolare più acceso che attirasse lo sguardo.
Questa volta Adrien notò trattarsi della sciarpa di un blu sgargiante che bene si accostava con gli occhi grigi dell’uomo.
Qualche giorno prima, Barbara, la cameriera, gli aveva chiesto se fosse un assicuratore o un contabile e questi aveva risposto con un sorriso cortese, scherzando un po’ con la ragazza, dicendo che in effetti a contare contava.
“Il solito?”, chiese Adrien e l’uomo dal tavolo annuì con un sorriso e un gesto gentile del capo.
Lo vide controllare l’orologio da taschino e sistemare sul naso dritto e sottile gli occhiali tondi, leggermente scivolati.
La fissazione dell’uomo per il tempo non era passata inosservata al barista né tanto meno quell’ammennicolo anacronistico.
Adèle, sua moglie, gli aveva detto che doveva trattarsi di un appassionato di “Vintage”, ma a lui sembrava solo un tipo bizzarro che univa ad uno stile sobrio e moderno, accessori di altre generazioni.
Barbara si affrettò ad arrivare al tavolo, portando su un vassoio un piattino con una grossa fetta di torta spolverata di zucchero a velo e la caraffa col caffè. Riempì abbondantemente la tazza per l’uomo prima ancora di posare il piatto col dolce.
“La signora Adèle mi manda a dirle che ha trovato delle mele eccezionali quest’oggi al mercato e che non sfornava una torta così buona da anni e di approfittare prima che finisca.”
Ahhh Adèle, la sua Adèle, ironizzò il barista divertito, alzando gli occhi al soffitto. E quella sua fissazione per cui una persona dallo stile così ricercato dovesse essere necessariamente qualcuno d’importante.
Ad Adrien non importava chi fosse, il suo compito era essere disponibile e cortese con tutti, ma quell’uomo lasciava buone mance ed era sempre estremamente gentile. Per quanto si lagnasse intimamente della predilezione della moglie per quel nuovo cliente, doveva ammettere che, infondo, anche a lui quel tizio non dispiaceva.
L’uomo terminò la sua consumazione in mezz’ora come sempre. Anzi quasi mezz’ora, quel termine scadeva sistematicamente sempre dopo aver fatto i suoi complimenti alla cuoca, salutato Adrien, pagato il dovuto e lasciato una bella mancia alla ragazza dagli occhi verdi e il naso pieno di lentiggini.
“Sbaglio o ultimamente c’è sempre meno gente al locale?”, chiese il trentenne al banco.
“Da quando hanno aperto lo Starbucks all’angolo, la clientela è diminuita.”
“Sarà…”, intervenne l’uomo al tavolo alzandosi e riavvolgendosi la sciarpa attorno al collo, “…ma il vostro, rimane il miglior caffè che abbia mai bevuto”, si complimentò con fare amichevole.
“Tutto merito della macchinetta”, gli sorrise il barista compiaciuto, dando una bella pacca sulla scocca di metallo e plastica della macchina del caffè.
“Ora scusatemi, ma… il lavoro mi chiama. A domani”, commentò l’uomo con la calma che lo contraddistingueva, finendo di sistemarsi il paletot prima di uscire.
“A domani”, salutò Adrien tornando ad ascoltare l’assurdo dibattito in televisione.
“Mais il doit y avoir une idée, une hypothèse...”
“Que puis-je dire, mon cher Arsène, si cela pouvait être plausible, j'oserais dire qu'après des années de dur labeur, voire de Mort, il a décidé de prendre une pause-café!”(**)
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(*) “Quindi ne siete sicuri. Ogni giorno dalle 18 alle 18 e 30.”
“Ogni giorno da un mese a questa parte.”
“Come ve ne siete accorti? Possibile che non ci sia un errore?”
“Assolutamente. Lo so è scioccante, ma…”
“Non potrebbe essere una trovata pubblicitaria”
“Non si scherza con queste cose. Stiamo valutando molte ipotesi al momento. Il tempo, lo spostamento dell’asse del pianeta…”
(**) “Ma deve pur esserci una qualche idea, un’ipotesi…”
“Che vi devo dire, mio caro Arsène, se potesse essere plausibile azzarderei a dire che dopo anni di duro lavoro, anche la morte, abbia deciso di cominciare a prendersi una pausa caffè!”